ARTE E VITA QUOTIDIANA
NELL’AGENDA DI ROBERT SCHUMANN
di Quirino Principe

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1.

      Chiunque voglia ricostruire la biografia di un uomo meritevole di ricordo sa da quali documenti primari si deva partire: da lettere, diari, memoriali e scritti autobiografici. È noto che i musicisti hanno lasciato quasi sempre tracce di sé in folte corrispondenze epistolari, mentre sono avari di lasciti diaristici e memorialistici. È difficile considerare un diario i Quaderni di conversazione di Beethoven, documento unico nel suo genere per la necessità dolorosa che ne fu lo stimolo. Fra i più generosi di annotazioni quotidiane, Chopin, Debussy, Schönberg. Di pagine autobiografiche e di memorie ci hanno fatto dono Berlioz, Wagner, Stravinskij. Reticenti, invece, Brahms, Schubert, Berg.

2.

      In questo quadro, Robert Schumann occupa un posto d’eccezione. Di lui ci restano, al di là della ricchissima corrispondenza, fitte pagine di diario. Lo studioso tedesco orientale Gerd Nauhaus ha curato sette anni fa la pubblicazione di tre ampi volumi di Tagebücher in un’edizione di Stato (VEB Deutscher Verlag für Musik, Leipzig 1982), corredata da ammirevoli note e da preziose schede biografiche per ogni personaggio citato dal compositore. Già questa circostanza è di grandissimo rilievo, poiché permette di ricostruire in modo capillare gli eventi della vita di Schumann con una dovizia di dettagli che neppure le lettere, pure innumerevoli, ci offrono.

3.

      Ma all’interno di questa fonte c’è qualcosa di ancor più eccezionale, anzi, di straordinario e di unico. Il terzo volume dei Tagebücher curati da Nauhaus è costituito dai Haushaltbücher (Libri di casa e di economia domestica), distribuiti in due tomi. Il primo raccoglie le annotazioni del 1837 (tre anni prima del matrimonio con Clara) al 1847, il secondo dal 1847 al 1856, l’anno della morte. L’anno in cui cominciò a prender forma quest’umile ma inestimabile contabilità di entrate e di uscite fu particolarmente difficile, materialmente e spiritualmente, nella vita del compositore, la quale del resto non ci presenta un solo anno veramente sereno e non assillato da qualche incubo. Il 4 febbraio 1836 era morta la madre di Schumann. La perdita gettò Schumann in un stato di depressione il cui antidoto malsano fu soltanto la sovra eccitazione suscitata dall’amore per Clara e dalle difficoltà che esso traeva con sé. Era, come sappiamo, una depressione non occasionale e probabilmente ereditaria. Dieci anni prima, nel 1826, erano morti quasi contemporaneamente il padre, malato di nervi, e la sorella Emilie, già da tempo colpita da una grave forma di alienazione mentale. Anche il quinto figlio di Robert e Clara, Ludwig, era destinato a morire nel 1899 nel manicomio di Colditz, dopo una lunga follia esplosa nel 1870.

4.

      Nel 1837, Robert soffriva acutamente per le lunghe separazioni da Clara, dovute alle trionfali tournées pianistiche di lei in tutta Europa, e ciò alimentava nel padre di Clara, Friedrich Wieck, ostile a quella relazione amorosa, la speranza di allontanare i due giovani. Il successo e la fama di Clara prefiguravano in quegli anni ciò che sarebbe stato un problema per la coppia anche dopo il matrimonio (1840). Quel problema, latente e sempre taciuto e sofferto in silenzio, nasceva dalla diversa affermazione economica e anche dal diverso prestigio pubblico dei due artisti. Nella famiglia Schumann, Clara sarebbe stata il sostegno finanziario, capace di forti introiti e onorari di concerti, mentre il lavoro di Robert avrebbe assicurato entrate incomparabilmente più modeste e soprattutto incerte. Così, già tre anni prima del matrimonio, la diciottenne Clara riusciva a guadagnare forti somme di denaro. Mentre il ventisettenne Robert limitava le proprie entrate a qualche lezione privata di pianoforte e al proprio lavoro di direttore della “Neue Zeitschrift für Musik”, da lui fondata a Lipsia alla fine del 1833.

5.

       Il “libro di casa” nasce così come un tentativo di razionalizzare un’economia individuale quasi al limite della sopravvivenza, e prosegue come specchio di un difficile equilibrio privato. Sotto questa luce, gli umili tributi pagati da un grande artista allo squallore del quotidiano ci appaiono un prezzo terribile imposto dal destino, spesso infausto agli uomini di genio. Ci commuovono, ci indignano per la crudeltà di quel prezzo, e quanto più si prosegue nella lettura, avanzando verso i cupi anni tra il 1849 e il 1856, ci appaiono in tutto il loro significato tragico. Significativa è soprattutto l’evoluzione degli Haushaltbücher nel corso degli anni. Inizialmente, la contabilità quotidiana è l’unico elemento di preoccupazione, con una colonna a sinistra che indica le molte spese e le poche entrate. Una colonna a destra con l’indicazione delle somme, prima i talleri, poi i Groschen, poi i Pfennig. Perché il lettore si orienti con qualche realismo, conviene ricordare che il potere di acquisto di un Reichsthaler (tallero tedesco: propriamente, “tallero imperiale”, ma restava solo il nome poiché dal 1806 non esisteva più il Sacro Romano Impero di Germania) tra il 1840 e il 1860 corrispondeva approssimativamente a 12.000 lire italiane d’oggi. Il Groschen era un ventiquattresimo di tallero, circa 500 lire, e lo Pfennig un decimo di Groschen. In calce alla colonna destra, alla fine di ogni mese, la somma complessiva, talora errata. Quest’ultimo era forse un segno superficiale di una realtà profonda, per cui nella vita privata di Schumann molti conti non tornavano.

6.

       Ma col tempo, già a partire dal 1840, s’inseriscono e s’infittiscono fra le note di spesa altre indicazioni: appuntamenti, visite, promemoria di spettacoli teatrali e di concerti, progetti per articoli da scrivere, date da ricordare. Gli umili Haushaltbücher divengono così una vera e propria agenda personale, che punteggia giorno per giorno la vita del compositore, i suoi piccoli segreti privati e i suoi impegni pubblici. Ma intorno al 1845, un nuovo elemento di metamorfosi e di arricchimento interviene, disegnando il libro di casa secondo una terza e definitiva immagine. Tra le note della spesa, gli appuntamenti e i promemoria, compaiono, allargandosi sempre più, riflessioni su libri letti o da leggere (per lo più, poeti), su musiche da comporre, su impressioni interiori. Compare l’emozione dinanzi agli spettacoli della natura, e una serie di meditazioni sul carattere degli uomini e sull’esistenza.

7.

      Da questa sommaria descrizione appare chiaro che non è possibile ricostruire la personalità di Schumann senza gli innumerevoli elementi che il libro di casa ci offre. Da queste pagine, e forse soltanto da esse con la necessaria evidenza e precisione, balzano in forte rilievo

  • i rapporti con gli editori,
  • i termini di un difficile equilibrio familiare,
  • la genesi di composizioni illustri, i rapporti con l’ambiente musicale europeo (con Mendelssohn, Gade, Meyerbeer, Bazzini),
  • persino certi vizi o debolezze più o meno veniali. Leggendo queste pagine, ci accorgiamo che Schumann, spendendo in conseguenza, amava passare molte ore nei caffè consumando cioccolata calda e pasticcini, compiva molte gite fuori città fermandosi nelle trattorie, beveva molto champagne e moltissimo porto, fumava sigari in continuazione, perdeva forti somme al gioco, invitava continuamente gli amici a cena e teneva tavola imbandita per molte sere alla settimana, non badava a spese per abiti di buona stoffa e di buona confezione, si compiaceva di far rilegare i suoi libri in pelle di prima scelta e con fregi costosi.

Dal libro di casa, risulta anzi che i conti più salati egli li pagava al sarto, al legatore e al tabaccaio. A titolo di esempio, scegliamo una settimana del gennaio 1854:

8.

     Fra ciò che balza in rilievo dalle pagine dei Haushaltbücher, e che costituisce una materia inesauribile, è possibile estrarre un filo prezioso. Gli ultimi anni di grande fecondità e di relativa felicità familiare, prima del cupo settennio conclusivo che pure non mancò di opere di genio ancorché tormentate da blocchi interiori, culminano nel biennio 1848-1849. Furono due anni di rivoluzione in Europa, e la Germania ne fu coinvolta in modo sanguinoso. Conoscendo la disposizione d’animo e l’impegno politico acutissimo di Chopin, Liszt, Wagner, Berlioz, Verdi, ci domandiamo come mai Schumann, che dimostrò il suo impegno rivoluzionario nella cultura e nell’arte musicale con tutta la sua vita, la sua pubblicistica e la sua poetica, non abbia reagito in modo esplicito alla bufera rivoluzionaria di quel biennio. Nella sua agenda contabile, i tempestosi eventi compaiono, in modo affascinante ma con molto distacco. Anzi, affascinanti proprio in virtù di quel distacco, per un arco di soli dodici giorni, dal 1 al 12 maggio 1849.

9.

     La famiglia Schumann si era trasferita di recente da Lipsia a Dresda. Di Lipsia, la città in cui aveva diffuso tante energie e tanti sogni, Schumann si era disamorato. Il lavoro alla direzione della “Neue Zeitschrift für Musik” gli era divenuto intollerabile. I suoi nervi malati, da tempo, non reggevano alla tensione, alle polemiche, alle scadenze redazionali. Alla fine del 1844 aveva ceduto la direzione della rivista al musicologo Karl Franz Brendel. In quello stesso anno, Mendelssohn si era ritirato dalla direzione del Gewandhaus cedendola al danese Niels Gade. Perciò la vita a Lipsia aveva perso ogni interesse per Schumann. D’altra parte, Dresda fu luogo di nuove e contrarie amarezze. Troppo debole la tensione, pochi impegni: a Dresda egli non era conosciuto, la sua fama era inesistente, le frustrazioni erano all’ordine del giorno. Non restava che rifugiarsi nel privato: Clara, i figli, qualche amico che da Lipsia veniva talora a fargli visita, come il sereno Karl Reinecke, musicista dai nervi saldissimi e baciato dalla fortuna, destinato a divenire ricco e potente. Ed ecco, in quel malinconico idillio, l’irrompere dei rivolgimenti politici, del disordine e della violenza, soprattutto di quella repressiva. Leggiamo come gli eventi si lascino filtrare da Schumann, e affidiamoci ancora alle pagine del libro di casa, annata contabile 1849.

10.

      Quindi, la rivoluzione come spettacolo, o, in termini più nobili, come pura visione. Visione terribile, magari, e sentita con forza come tale, ma pur sempre oggettivata. Nessuna partecipazione diretta e attiva: Liszt, Berlioz, Wagner avrebbero agito diversamente, e infatti agirono, in temi e in luoghi poco diversi. Eppure, nelle annotazioni quotidiane di Schumann si rivela a occhi attenti una realtà la cui forza rivoluzionaria è assoluta, superiore a moti occasionali dell’animo. È l’indistruttibile persistenza con cui, nel momento che vede la storia e la politica prevaricare e travolgere i destini individuali degli uomini. I diritti dell’ispirazione musicale, della poesia e dell’arte esigono il proprio spazio. Queste pagine non sono soltanto interessanti e rivelatrici. Sono emozionanti, poiché scorrendole ci si accorge di una verità invisa agli uomini potenti, “seri” e autorevoli, per dovere d’ufficio spregiatori e odiatori degli artisti. Ci si accorge che, nell’affannoso contesto degli Haushaltbücher, i Lieder su testi di Goethe e i Frühlingsgesänge a 2 voci sono ciò che resta. Sono l’essenza e il centro, mentre la rivoluzione, lo scontro ideologico e la stessa storia della Germania e del mondo, governata esclusivamente dai potenti a beneficio dei potenti, sono marginali accidenti.

Rassegna Musicale Curci, anno XLII, n.1, gennaio 1989

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