https://antoniopisacane.com/cronaca-di-uno-dei-rarissimi-concerti-dati-in-pubblico-da-chopin-a-parigi-il-cronista-franz-liszt/

       Si riproduce qui la cronaca, pubblicata nella «Gazette musicale»del 2 maggio 1841,di uno dei rarissimi concerti dati in pubblico da Chopin a Parigi; il cronista è Franz Liszt.In essa risalta l’assoluta singolarità e il peso della presenza di Chopin nel panorama musicale europeo degli anni Trenta e Quaranta; è altresì palese l’attribuzione arbitraria di “significati” alla musica di Chopin,e il forzato collegamento con la letteratura ( in questo caso l’analogia istituita fra i preludi di Chopin e la poesia di Lamartine intitolata «Les Préludes»: qui evidentemente Liszt attribuisce a Chopin un’intenzione ch’egli stesso attuerà poi nel proprio secondo poema sinfonico,intitolato appunto«Les Préludes»).(Da: E.Ganche,«Frédéric Chopin»,Mercure de France,Paris 1926

1.

Lunedì scorso, alle otto di sera, i saloni del signor Pleyel erano splendidamente illuminati: un incessante corteo di equipaggi deponeva ai piedi d’uno scalone coperto di tappeti e profumato di fiori le donne più eleganti, la gioventù più alla moda, gli artisti più celebri, i finanzieri più ricchi, la mobilità più illustre, tutta un’élite di società, tutta un’aristocrazia di nascita, di fortuna, di talento e di bellezza.

2.

Un grande pianoforte a coda stava aperto su un palco. Vi si faceva ressa attorno, si ambivano i posti più vicini, e già in anticipo si prestava orecchio, ci si raccoglieva, ci si diceva che non c’era da perdere un solo accordo, una nota, un’invenzione, un pensiero di colui che doveva venire a sedersi là. E c’era ragione d’essere così avidi, attenti, presi da religiosa emozione: perché colui che si attendeva, che si voleva intendere, ammirare, applaudire non era soltanto un abile virtuoso, un pianista esperto nell’arte di far note; non era soltanto un artista di grande rinomanza, era questo e più di tutto questo: era Chopin.

3.

Venuto in Francia circa dieci anni fa, Chopin, nella folla di pianisti che spuntava allora d’ogni parte non combatté per avere né il primo né il secondo posto. Si fece sentire poco in pubblico, perché la sua natura eminentemente poetica non ve lo disponeva. Simile a quei fiori che dischiudono soltanto di sera i loro calici odorosi, egli aveva bisogno di di un’atmosfera di pace e di raccoglimento per effondere liberamente i tesori di melodia racchiusi in lui. La musica era la sua lingua; lingua divina nella quale esprimeva tutta una gamma di sentimenti che solo i pochi potevano comprendere. A lui, come all’altro grande poeta suo compatriota e amico, Mickiewicz, la musa della patria dettava i suoi canti, e i lamenti della Polonia prestavano ai suoi accenti una non so quale misteriosa poesia che, per coloro che l’hanno veramente sentita, non potrebbe esser paragonata a niente.

4.

Se attorno al suo nome non s’è fatto altrettanto clamore, se un’aureola meno luminosa ha cinto la sua testa, non è perché non sia forse in lui altrettanta energia di pensiero, altrettanta profondità di sentimento che nell’illustre autore del Konrad Wallenrod e dei Pellegrini; ma i suoi mezzi espressivi erano troppo ristretti, il suo strumento troppo limitato: servendosi solo d’un pianoforte egli non poteva rivelare interamente se stesso. Di qui, se non ci sbagliamo, una sofferenza sorda e continua, una certa ripugnanza a comunicare con l’esterno, una malinconia che si cela sotto un’apparenza di gaiezza; infine una personalità rimarchevole e attraente al più alto grado.

5.

Come abbiamo detto, Chopin s’è fatto sentire in pubblico solo raramente e a distanza di grandi intervalli; ma quella che per chiunque altro avrebbe potuto essere una causa quasi sicura di oblio e di oscurità, per lui fu precisamente quella che gli assicurò una reputazione superiore ai capricci della moda, mettendolo al riparo da rivalità, gelosie, ingiustizie: Chopin, rimasto al di sopra di quel movimento frenetico che da qualche anno in qua spinge l’uno sull’altro e l’un contro l’altro gli artisti esecutori da tutti gli angoli dell’universo, è rimasto sempre attorniato da adepti fedeli, da allievi entusiasti, da amici affettuosi che, mentre lo riparavano da lotte faticose e da penosi conflitti,non smettevano di diffondere le sue opere, e con esse l’ammirazione per il suo genio e il rispetto per il suo nome. Così questa squisita celebrità, tutta altolocata, eccellentemente aristocratica, è rimasta vergine da ogni attacco. Attorno ad essa si va già facendo un completo silenzio della critica, come se fosse già pervenuta alla posterità; e nel brillante uditorio accorso ad ascoltare il poeta da troppo tempo muto non c’era né una sola riserva né una sola restrizione; tutte le bocche non avevano che una sola lode.

6.

Non ci accingiamo qui a un’analisi dettagliata delle composizioni di Chopin. Senza false ricerche d’originalità egli è stato lui, tanto nello stile che nella concezione. A pensieri nuovi ha saputo dare forma nuova. Quel che di selvaggio e di rude gli veniva dalla sua patria ha trovato espressione nell’audacia delle dissonanze e nelle armonie inconsuete. Al tempo stesso che la delicatezza e la grazia emananti dalla sua persona si rivelavano nei mille meandri e nei mille ornamenti d’un’inimitabile fantasia.

7.

Nel concerto di lunedì Chopin aveva dato la preferenza alle sue opere che più si allontanano dalle forme classiche. Non ha suonato né concerti né sonate né fantasie né variazioni, ma preludi, studi, notturni, mazurche. Siccome si rivolgeva a una società piuttosto che a un pubblico poteva impunemente mostrarsi qual è, poeta elegiaco, profondo, casto e sognante. Non aveva bisogno né di sbalordire né d’impressionare; cercava simpatie delicate piuttosto che entusiasmi brucianti. Diciamo subito che queste simpatie non gli sono per nulla mancate. Fin dai primi accordi s’è stabilita fra lui e il suo uditorio una stretta comunione. Di due studi e una ballata fu chiesto il bis, e se non fosse stato lo scrupolo di aggiungere un sovraccarico di fatica a quella che già traspariva da quel   pallido volto, di tutti i pezzi del programma a uno a uno si sarebbe chiesto replica.

8.

I Preludi di Chopin sono composizioni d’un genere affatto particolare. Non sono soltanto, come il titolo potrebbe far pensare, pezzi destinati ad essere suonati come introduzione ad altri pezzi; sono preludi poetici, analoghi a quelli d’ un grande poeta contemporaneo, che cullano l’anima in sogni dorati e l’innalzano fino alle regioni ideali. Ammirevoli per la loro diversità, per il lavoro e per la sapienza che vi si dispiega, possono essere apprezzati solo dopo un esame scrupoloso. Tutto vi sembra di primo getto, di slancio, di subita riuscita. Hanno il portamento libero e grandioso che caratterizza le opere del genio.(…)

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