Grammatica della musica
Il discorso musicale
La costruzione di un brano musicale può essere paragonata a quella di un discorso verbale
Il brano musicale e quello verbale hanno diversi elementi in comune:
- L’espressività dei suoni
- L’aspetto ritmico
- L’organizzazione strutturale
L’espressività del linguaggio verbale si manifesta attraverso:
- Il tono della voce ( calmo, agitato, arrabbiato, ironico )
- I movimenti gestuali
- L’espressione del viso
L’aspetto espressivo della musica si manifesta attraverso:
- Il timbro dello strumento musicale utilizzato
- L’andamento della linea melodica
- La dinamica (piano, forte, crescendo, diminuendo )
L’aspetto ritmico del linguaggio verbale è evidente soprattutto nella poesia:
- Frasi costruite con lo stesso numero di sillabe
- Utilizzo degli accenti per scandire il ritmo
Il ritmo è una delle caratteristiche più importanti del linguaggio musicale:
- Figure delle note e pause rappresentano la durata dei suoni
- La battuta crea uno schema ritmico basato sull’alternanza di accenti forti e deboli
La musica è come un discorso fatto di suoni invece che di parole.Ascoltando una melodia abbiamo la sensazione di una successione di pensieri espressi non con le parole ma con la musica.Anche la melodia quindi, come il discorso verbale, deve manifestare una struttura ben precisa in cui ogni elemento musicale trova una sua precisa giustificazione.
Lo schema costruttivo di un brano musicale si chiama “forma”
La forma è la struttura con la quale si organizzano i vari elementi che costituiscono il brano musicale.
Questi elementi sono:
- L’inciso
- La semifrase
- La frase
- Il periodo
Per distinguere i vari elementi di un brano musicale ci possiamo basare su questi criteri:
- Uguaglianza ( parti uguali tra di loro)
- Differenza (parti differenti tra di loro)
- Somiglianza (parti simili tra di loro)
Per schematizzare la forma di un brano musicale si usano le lettere dell’alfabeto.
- Gli episodi uguali vengono rappresentati da lettere uguali
- Gli episodi diversi con lettere diverse
- Per gli episodi somiglianti si useranno lettere con gli apici in alto a destra
Le frasi sono rappresentate da lettere minuscole. I periodi sono rappresentati da lettere maiuscole.
Nella canzone “Oh Susanna” sono presenti i tre tipi di episodi musicali:
L’inciso
Il motivo iniziale di un brano è detto anche inciso. L’inciso è una figura melodica (o ritmica) formata da un insieme di due o più note.Rappresenta il frammento significativo più piccolo del discorso musicale. Esso corrisponde generalmente allo spazio di una battuta, ma può trovarsi anche a cavallo di due battute successive.
La semifrase
La frase
La melodia iniziale del celebre duetto “Là ci darem la mano”, tratto dall’ opera “Don Giovanni” di Mozart, è formata da due frasi musicali, suddivise a loro volta in due semifrasi.Ogni elemento del discorso musicale trova un’esatta corrispondenza nel testo letterario.
Il periodo
Una melodia costituita da due o tre frasi musicali è definita “periodo musicale”. Quando il periodo è composto da due frasi musicali viene definito ‘binario’. Il periodo può tuttavia essere composto anche da tre frasi e in questo caso si dice che è ‘ternario’.
In ‘Per Elisa’ di Beethoven la melodia principale occupa otto battute e corrisponde ad un “periodo musicale”. Questo periodo è composto da due frasi di quattro battute che iniziano entrambe con lo stesso frammento melodico. In questo caso il periodo musicale è di tipo binario.
Gli abbellimenti musicali (parte 1)
In musica, come nelle arti della figura, un ornamento è qualcosa che viene aggiunto a scopo decorativo al corpo principale dell’opera. Nella musica d’arte le varie note ornamentali sono composte coscientemente e chiaramente indicate nella notazione. Gli ornamenti musicali di impiego più comune sono: l’appoggiatura, l’acciaccatura, il mordente (superiore e inferiore), il gruppetto, e il trillo. Le altre tipologie ornamentali che troviamo nei brani sono: il tremolo, l’arpeggio, il glissando, la cadenza, e la fioritura. Sono simboli che si pongono sopra le note per abbellire il discorso musicale creando passaggi musicali caratteristici. Gli abbellimenti (detti anche ornamenti, fioriture) sono costituiti dall’inserimento nella linea melodica di una o più note la cui funzione non sia strutturale bensì ornamentale e/o espressiva.Sono per lo più indicati mediante note più piccole rispetto a quelle facenti parte di un brano o ponendo dei simboli sopra la nota reale alla quale si appoggiano. L’interpretazione degli abbellimenti presenta difficoltà di comprensione dei simboli, il cui significato può variare in relazione alle varie epoche e ai diversi autori, nonché di ordine estetico, in quanto lasciano sempre all’esecutore un certo margine di discrezionalità.
Qualsivoglia significato dei segni di abbellimento non ha mai valore assoluto, ma corrisponde grosso modo alle convenzioni. Oggi prevalentemente usate nelle edizioni musicali, convenzioni che si sono stabilizzate nella seconda metà del XVIII secolo e nelle epoche successive. L’esecuzione di ciascun abbellimento, anche a causa della loro varietà e dell’associazione a uno o all’altro strumento musicale. È dunque affidata alla competenza e alla sensibilità dell’interprete e non può essere solo il risultato di una traduzione meccanica.
Appoggiatura
Appoggiatura : Viene rappresentata come una nota di piccole dimensioni unita alla nota reale con una legatura di frase.
L’appoggiatura sottrae alla nota reale il valore della figura che rappresenta,iniziando sul tempo forte della battuta e trovando la sua risoluzione sul tempo debole della battuta, dove viene eseguita la nota soggetta all’abbellimento.
Essa può essere più acuta o più grave della nota reale. Quando la legatura è più alta, si porre ad un intervallo di seconda dalla nota reale. Mentre quando è più bassa, si trova sempre ad un semitono diatonico dalla nota abbellita.
Quando ci troviamo in presenza di una nota puntata, l’appoggiatura sottrae alla nota reale i due terzi del suo valore.
Va comunque ricordato che la scelta della durata delle note del mordente o dell’acciaccatura (nel caso sopra i trentaduesimi) dipende molto dalla velocità d’esecuzione del brano.
Nei pezzi molto lenti si può arrivare a usare i 64esimi. Nei pezzi molto veloci anche una terzina di sedicesimi o addirittura di ottavi può risultare efficace.
Ulteriori informazioni consulta Appoggiatura
Acciaccatura
L’acciaccatura si trova ad un intervallo di seconda dalla nota reale e tale distanza può essere più ampia in un solo caso, quando l’acciaccatura precede un accordo.
Può succedere che il mordente presenti delle alterazioni (diesis, bemolle , bequadro, etc…), in tal caso bisogna segnalarlo nei seguenti modi :
Ulteriori informazioni consulta Acciaccatura
Trillo
Trillo : Viene rappresentato con la dicitura “tr.” O “trill.” Seguita da una lineetta che percorre tutta la durata della nota e può anche protrarsi per più battute.
Il trillo è un abbellimento che la sua esecuzione è molto variabile, qui sono varie possibilità d’esecuzione: come per il mordente se il brano è molto lento si opterà per i trentaduesimi o i sessantaquattresimi mentre se è molto veloce possono bastare i sedicesimi.
Il trillo consiste in un rapido e continuo scambio fra la nota abbellita (detta nota reale) e la sua ausiliaria superiore.La velocità dei suddetti scambi non è quantificabile e ogni esemplificazione con equivalenze di durata ha una validità puramente illustrativa, questo perché la velocità degli scambi può variare in base all’agogica del testo e alla natura dello strumento adoperato.
Moltissimi esecutori accentano la prima nota del trillo facendola durare il doppio o il quadruplo della durata delle note del trillo. Si tratta di scelte in certi casi personali e in certi casi dettati dall’estetica.
Occorre infine ricordare che in certi casi il trillo parte dalla nota sussidiaria e non da quella principale: in questo caso trillo sarà discendente.
Come per il mordente, anche il trillo utilizza note che possono distare di un tono o di un semitono. Nei casi dubbi si pone sopra il simbolo del trillo di alterazione per specificare la nota sussidiaria.
Da ricordare infine che in certi casi il trillo prima di risolversi sulla nota che segue, utilizza delle note di passaggio che solitamente si esegue con una durata inferiore a quelle del trillo
Esistono diverse tipologie di trilli ed esse sono :
Trillo diretto
Esso inizia sulla nota reale e termina sulla nota abbellita.
Trillo rovesciato (indiretto)
L’abbellimento inizia sulla nota ausiliaria superiore anziché sulla nota reale, questo fenomeno è segnalato ponendo una nota scritta come una acciaccatura prima della nota reale.
Trillo preparato
Consiste in un trillo diretto preceduto da un’acciaccatura di più note.
Trillo preparato con chiusura
Consiste in un trillo diretto, preceduto e seguito da un’acciaccatura di più note. L’acciaccatura che precede il trillo ha una funzione preparatoria (volendo anche per rovesciare il trillo). Mentre l’acciaccatura posta dopo il trillo ha una funzione di risoluzione, in modo da concludere il trillo in perfetta coincidenza con la nota a seguire.
Trillo su una nota puntata
Quando la nota abbellita possiede il punto di valore, l’ultima nota del trillo deve avere una durata pari al valore del punto.
Trillo su una nota legata
Adopera lo stesso principio della nota puntata.
Trillo con alterazione
I trilli possono anche possedere delle alterazioni, Esse vengono segnalate sopra la dicitura “tr.”dell’abbellimento.
Trillo di fine periodo
È un trillo posto su la parte conclusiva di una battuta e risolve sulla nota della battuta a seguire. Può anche capitare che la risoluzione (o conclusione) del trillo sia obbligatoria anche se non è segnalata.
Altri tipi di trilli
Trillo misurato: è misurato con gruppi di note a seconda dell’andamento del brano che presenta figure ritmiche prestabilite;
Trillo libero: in tutta la durata del trillo è possibile effettuare variazioni sulle stesso sia di velocità, che di intensità di suono che di interpretazione.
Gruppetto
Il gruppetto è un abbellimento che alterna alla nota reale la sua nota superiore e inferiore. Se viene eseguita prima la nota superiore il gruppetto è detto dritto o diretto, viceversa se viene eseguita prima la nota inferiore il gruppetto è detto rovesciato. Il gruppetto può partire dalla nota reale o dalle note contigue, consistendo nei due casi rispettivamente di cinque o quattro note.
Il gruppetto può essere:
- su una singola nota
- tra due note di differente altezza: si esegue come parte del valore della prima nota, e lo si può sviluppare come quartina o come quintina;
- tra due note di stessa altezza: si generalmente esegue come una terzina o, fondendo la nota fondamentale e quelle dell’abbellimento, in una quartina;
- su una nota puntata;
In base al ritmo, il gruppetto può avere le seguenti caratterizzazioni:
- su una nota puntata: si esegue come una quartina se è sulla nota reale;
- con ritmo binario su una nota puntata : si esegue in genere come una terzina e sul punto cade la nota reale;
- su una nota puntata o legata che indica l’unità di un tempo nelle misure ternarie o di tempo composto: si esegue al posto del punto o della nota legata;
- in un ritmo sincopato: si esegue sul tempo forte;
- su una nota il cui abbellimento inizia con una nota della stessa altezza della nota reale: si esegue con la nota reale al fine di non interrompere l’andamento della melodia, l’abbellimento è quindi di cinque note;
- nei tempi veloci: è in genere una quartina o una quintina che occupa tutto il valore della nota ornata;
- in un accordo: si esegue insieme all’accordo.
Gli abbellimenti musicali (parte 2)
Tremolo
Tipico degli strumenti ad arco e consiste nella rapida e continua ripetizione della stessa nota. l nome tremolo è usato per abbellimenti diversi a seconda degli strumenti che ne fanno uso. Generalmente consiste nella ripetizione molto rapida di una nota per la durata della nota stessa (a differenza del trillo, in cui si alterna la nota reale con quella superiore).
Questo abbellimento si usa anche nel pianoforte, dove si comporta come un trillo; l’unica differenza sta nel fatto che il tremolo viene usato per salti di terza o più (Do – Mi) mentre il trillo usa solo salti di seconda ascendente.
Il segno grafico del tremolo è dato da tre strisce spesse e oblique. Se si tratta di un tremolo eseguito sulle stessa nota allora il segno sta sul gambo della nota stessa, se il tremolo è eseguito con due note allora il segno si mette tra le due. La notazione antica riguardo al tremolo eseguito con due note prevedeva anche che si mettessero le due note sotto forma di bicordo e poi che si applicasse il segno del tremolo sopra di esso.
Tremoli su note singole
Tremoli su coppie di note
Negli strumenti ad arco consiste nella veloce ripetizione della stessa nota e si ottiene con movimenti molto rapidi dell’arco verso il basso e l’alto. Sempre con gli archi è possibile applicare la tecnica del diteggiato, che consiste nel tremolo applicato a due diverse note ripetute su una stessa corda.
Gli strumenti a tastiera imitano il tremolo degli archi. Il tremolo è simile al trillo e può essere anche qui eseguito su una singola nota o su due note che si ripetono ad un intervallo disgiunto (minimo una terza). Le note rapidamente alternate possono essere singole, bicordi o interi accordi. Il tremolo crea una sonorità piena ed è usato nei brani pianistici per imitare i massicci ripieni orchestrali (specie nelle riduzioni pianistiche e nelle trascrizioni, ma non solo) o per sostenere a lungo un’armonia.
Arpeggio
Esso è rappresentato per mezzo di una linea ondulata posta verticalmente prima dell’accordo abbellito e Indica che le note sono da eseguirsi una dopo l’altra in rapida successione a partire dalla nota a basso; le note arpeggiate devono essere tenute per tutta la durata dell’accordo.
Notazione di accordo
Arpeggio con note mantenute
Il termine arpeggio deriva dalla parola arpa, poiché è un abbellimento derivante dalla tecnica di questo strumento; è utilizzato negli strumenti a tastiera.
L‘arpeggio, anche noto come arpeggiato è un abbellimento che si applica a un accordo, detto quindi arpeggiato o spezzato, in cui le note vengono eseguite in successione più o meno rapida anziché simultaneamente. L’arpeggio si suona generalmente dalla nota più bassa a quella più alta; nel caso occorra suonarlo alla rovescia (viene allora detto rovesciato), ciò può essere indicato da una lineetta trasversale sull’accordo. Nel caso in cui la lineetta sia dal basso verso l’alto, l’andamento dell’arpeggio va dalla nota più grave alla più acuta; viceversa nel caso in cui la lineetta sia dall’alto verso il basso l’andamento dell’arpeggio va dalla nota più acuta alla più grave. Nel caso in cui non sia posto questo segno l’arpeggio può essere eseguito a libera interpretazione di chi lo suona, seguendo generalmente l’andamento della melodia.
Due tipi di esecuzioni dell’arpeggio
Nelle partiture pianistiche se il segno dell‘arpeggio si trova su tutti e due i pentagrammi (in chiave di basso e di violino) alla stessa posizione di una certa battuta ci possono essere due tipi di esecuzioni:
- le note dell‘arpeggio devono essere eseguite una dopo l’altra partendo dalla chiave di basso fino a quella di violino (o viceversa) nel caso in cui il segno di arpeggio abbracci tutti e due i pentagrammi senza interrompersi;
- le note dell‘arpeggio devono essere eseguite contemporaneamente sia sulla chiave di basso che su quella di violino (in modo ascendente o discendente) nel caso in cui il segno di arpeggio si interrompa tra i due pentagrammi.
Tra le varianti di esecuzione di un accordo, ce ne sono anche alcune riguardanti la durata delle singole note facenti parte dell’accordo. Le note dell’accordo infatti, oltre ad essere eseguite in successione, possono essere anche pizzicate, legate (e quindi non mantenute), o mantenute una dopo l’altra per tutta la durata dell’accordo. In genere se quest’ultima risoluzione ha una certa importanza l’autore lo specifica realizzando le note dell’accordo con legature di valore che si trascinano fino all’ultima nota.
Ulteriori informazioni → http://antoniopisacane.com/glossario-musicale/a/arpeggio/
Glissando
Questo effetto viene rappresentato con una linea ondulata posta diagonalmente fra due note di altezze diverse; è tipico degli strumenti senza tasti (archi e tromboni) e consiste nell’esecuzione di una rapidissima scala (sia essa cromatica o diatonica).
Notazione di glissando
Il glissando o glissato consiste nell’innalzamento o nell’abbassamento costante e progressivo dell’altezza di un suono, ottenuto a seconda dei vari strumenti in diversa maniera.
Il glissando viene segnato facendo seguire alla nota iniziale una linea nella direzione voluta e corredata spesso dall’abbreviazione gliss.; a volte è utilizzata una linea a serpentina. Nella notazione per voce, inizialmente fu utilizzata una legatura non dissimile dalle legature di frase, ma limitata a due note adiacenti di altezze diverse.
Il glissando propriamente detto è quello che può produrre la voce umana, uno strumento ad arco come il violino (facendo strisciare il dito su una corda o il trombone a coulisse; in questo caso, infatti, non si percepisce il passaggio fra le note perché la transizione avviene senza soluzione di continuità. Spesso, però, il termine glissando si applica anche ad alcuni effetti che vi si avvicinano, come quelli ottenibili con gli ottoni o anche con l’arpa e con i cordofoni a tasto. In realtà, l’arpa o il pianoforte non permettono di eseguire un “vero” glissando, dato che essi possono produrre solo note con intervalli (toni e semitoni) predefiniti. Gli strumenti a tastiera (tipo il pianoforte) adoperano questo abbellimento lasciando scivolare l’unghia del dito medio sui tasti in sequenza ascendente o discendente; inoltre gli strumenti a tastiera possono anche eseguire due glissandi contemporaneamente data la naturale propensione all’utilizzo delle due voci.
Ecco a seguire alcuni esempi illustrati dei glissando, si ricorda che i valori dati all’abbellimento sono puramente indicativi, questo perché l’esatta durata non è quantificabile e varia in base all’agogica del brano e allo strumento adoperato.
Cadenza.
Il termine cadenza, nella sua accezione di abbellimento, è usato per esprimere una successione veloce di note di uno o più accordi, dal carattere virtuosistico, che vengono eseguite solitamente prima della chiusura del brano.
La cadenza è una formula armonico-melodica che conclude un discorso musicale, sia questo una frase o una composizione. Consiste solitamente nella successione di due o più accordi. Nel linguaggio musicale le cadenze hanno un ruolo per certi versi paragonabile a quello della punteggiatura nell’espressione verbale.
La grafia delle note è a caratteri piccoli e l’esecuzione è liberamente interpretata dal suonatore. Può essere considerata simile alla fioritura in quanto rappresenta un riempimento tra una nota o un accordo e la nota o accordo successivo; può essere usata anche come abbellimento eseguito in contemporanea con un accordo alle ultime battute finali di un brano fino alla sua definitiva conclusione. Oltre che per mettere in risalto le doti tecniche di un cantante o di uno strumentista, la cadenza serviva anche per rallentare un brano, per creare una sorta di pausa all’interno di una composizione
Varie tipi di cadenze
Le cadenze si possono suddividere in varie specie,
- a seconda della posizione in cui si trovano entro la frase musicale – che ne determinerà la funzione armonico-melodica; e
- a seconda della loro risoluzione che può concludersi sul primo, terzo o quinto grado.
Cadenza autentica perfetta o imperfetta
I gradi più importanti per la definizione della tonalità di un brano sono il V ed il I (la sensibile dell’accordo di dominante deve risolvere sempre sulla tonica, dando un accentuato senso di conclusione). La loro successione dà origine alla formula di cadenza più nota: la cadenza autentica. Le cadenze autentiche possono essere ulteriormente suddivise in perfette o imperfette, a seconda del loro grado di “perfezione”, cioè di conclusività: le cadenze perfette sono quelle che terminano con la nota tonica al soprano; se, invece, la cadenza conclude con la terza o la quinta della triade di tonica, essa si dice imperfetta.
La formula della cadenza autentica (V-I) può essere estesa includendo il IV od il II grado (sia nello stato fondamentale, che in primo rivolto) ed inserendo anche la quarta e sesta di cadenza in funzione di appoggiatura doppia sull’accordo di dominante. In base a ciò si possono avere due formule assai forti dal punto di vista armonico:
- II-I (in secondo rivolto)-V-I
- IV-I (in secondo rivolto)-V-I
Altre formule usabili sono:
- IV-V-I
- II-V-I
Tre formule meno comuni sono:
- VI-V-I
- III-V-I
- I-V-I
L’accordo di tonica conclusivo, volendo, può essere ornato tramite un’appoggiatura o un ritardo. Un’altra variante consiste nel prolungare l’accordo di dominante mentre il basso intona la tonica, sia fungendo come appoggiatura, sia per permettere una risoluzione più in là.
Cadenza evitata
La cadenza evitata presuppone una modulazione e si verifica quando il V di una tonalità passa al V di una nuova tonalità. Da qui il nome di cadenza evitata, dato che il V “evita” la risoluzione al I grado per passare direttamente al V di una nuova tonalità. Questo tipo di cadenza crea una sonorità imprevedibile ed una forte sensazione di movimento alla ricerca di una risoluzione conclusiva.
Esempio di cadenza imperfetta (V-I in primo rivolto)
A differenza della cadenza autentica imperfetta, la cadenza evitata non è in grado di concludere un brano.
Cadenza sospesa
La cadenza sospesa è quella che termina sull’accordo di dominante allo stato fondamentale; rispetto alla precedente indica una pausa debole, temporanea.
Il più delle volte il V grado è preceduto dal IV o dal II, ma anche dal I (utile l’uso della quarta e sesta di cadenza come elemento sottolineativo) o dal VI.
Esempio di cadenza sospesa (I-V)
Spesso la cadenza sospesa è utilizzata in caso si abbiano due frasi musicali parallele (ad anche due periodi tra loro diversi); in tal caso la prima frase chiude con la cadenza sospesa e la seconda con quella autentica.
Cadenza plagale
Consiste nell’uso della successione IV-I e spesso si usa dopo una cadenza autentica per marcarne ancora di più il ruolo conclusivo, ma può anche essere inserita da sola. Può essere preceduta dal VI o dal I grado.
Esempio di cadenza plagale (IV-I)
A conclusione di un brano in tonalità maggiore, il IV grado può venir anche utilizzato nella sua forma minore e ciò serve a conferire una coloratura molto particolare.
Cadenza d’inganno
Si basa sulla cadenza perfetta ma, in luogo del finale di I grado, ne viene utilizzato un altro; in base a ciò possono esistere molte cadenze d’inganno con differente efficacia. La tonalità non è smarrita, in quanto è sufficiente l’accordo di dominante per definirla appieno (ed anzi, nella cadenza plagale, la definizione tonale è assai incisiva). La progressione più nota è quella V-VI, che conferisce un forte senso di sorpresa.
Esempio di cadenza d’inganno (V-VI)
Una cadenza d’inganno crea un momento di sospensione, che determina un aumento d’interesse verso la composizione, in quanto la sensazione di una conclusione è disattesa. Inoltre fa sì che il compositore possa aggiungere una o due frasi che concludano il tutto.
Cadenza frigia
Si tratta di una cadenza tipicamente barocca, che consiste nella progressione, in un brano di tonalità minore, IV (in primo rivolto)-V, ove quest’ultimo è alterato; in genere è usata come conclusione di un movimento lento.
Esempio di cadenza frigia (IV in primo rivolto-V)
Il nome deriva dal movimento discendente di un semitono del basso, che si ritiene sia una derivazione dalle cadenze, di tipo II-I, della musica medioevale nel modo frigio.
Cadenza imperfetta
La cadenza imperfetta è caratterizzata dalla presenza della progressione V-I, in cui il I grado o il V sono allo stato di rivolto. Ciò determina la perdita di parte del carattere conclusivo della cadenza autentica, indicando una pausa solo transitoria. In questi casi, in effetti, la conclusione arriva successivamente.
Esempio di cadenza imperfetta
Un effetto poco conclusivo lo si può anche ottenere, volendo, utilizzando l’accordo di tonica allo stato fondamentale, ma facendo cantare al soprano la 3a mediante.
Cadenze in battere o in levare
Questa differenziazione si basa sul tempo in cui cade l’ultimo accordo della cadenza: se si tratta di un tempo forte, si ha la cadenza in battere, altrimenti si ha una cadenza in levare.
Esempio di cadenza (perfetta) in battere
Esempio di cadenza in levare
Ogni tipo di cadenza armonica può essere sia in battere, che in levare.
Ulteriori informazioni→ http://antoniopisacane.com/glossario-musicale/b-c/cadenza-canone/
Fioritura
Fioritura dal concerto in Fa minore di Fryderyk Chopin
La fioritura è una successione di note veloci, che non di rado contengono passaggi cromatici, inserita in qualsiasi punto del brano. Le note della fioritura sono più piccole e sono eseguite quasi improvvisando, senza rigide regole ritmiche. Essa è rappresentata da un gruppo di note che viene inserito come “ornamento” all’interno di un brano con il fine di arricchirne l’esecuzione.
L’origine della parola deriva probabilmente da florificatio vocis, da cui derivano anche il contrappunto fiorito e lo stile fiorito..
La fioritura può presentarsi come:
- una variazione alla melodia che la precede;
- una nuova melodia autonoma;
- un passaggio ornamentale tra la melodia precedente e quella successiva (un inframezzo per congiungere due note distanti tra loro, o ancora per congiungere due melodie)
Esempi di fioriture :
Notturno in B -maggiore Op 62, No 1 di Chopin
Notturno in B maggiore Op 62, No 1 di Chopin
Etiude in C minore Op 25,No 7 di Chopin
Preludio in D minore Op 28,No24 di Chopin
Agogica
Il vocabolo, già usato nell’antichità per indicare il movimento ascendente della melodia, è introdotto nella moderna terminologa musicale da H. Riemann per indicare le variazioni di movimento all’interno di una composizione. Si dicono indicazioni agogiche i diversi andamenti, dal Grave al Presto la cui velocità, da Beethoven in poi è indicata dai battiti del metronomo, ma che in realtà può essere diversamente interpretata a seconda delle epoche (la velocità di un Adagio di una composizione barocca è molto diversa da quella di un Adagio romantico).
Queste indicazioni sono spesso modificate attraverso l’aggiunta di comparativi di maggioranza o minoranza (per es., Poco Allegro), di superlativi e diminutivi (per es.,Prestissimo) o con ulteriori espressioni che chiariscano meglio il carattere del brano in questione (per es., energico, appassionato). Appartengono a questa categoria anche indicazioni di carattere espressivo come Affettuoso, Appassionato, Cantabile, Dolce etc.
Si dicono modificazioni agogiche le varie sfumature di andamento scritto (per es., accelerando, trattenendo, ad libitum) o improvvisate. Di solito per entrambi i tipi di indicazione l’italiano era la lingua internazionalmente riconosciuta, ma alcuni compositori (Beethoven, R.Strauss e gli autori contemporanei) le hanno espresso anche nella propria lingua. L’agogica musicale va distinta dalla dinamica, che consiste nelle variazioni di intensità sonora.
Nella tabella seguente vediamo i principali andamenti.
Tabella agogica
Ulteriori informazioni → http://antoniopisacane.com/glossario-musicale/a-glossario-musicale-antoniopisacane-com/agogica-alterazioni-altezza/