Oggi ve lo ripropongo in una versione non ancora matura ma direi quasi da “adolescente”. L’ho intitolato “Fragile “ispirato dalla tenue e delicata melodia della sezione centrale caratterizzata da zone di dolce e fluente contabilità, quasi come se ci fosse un desiderio di canto, ma di un canto malinconico e fragile intriso di un lirismo intimo, velato di delusione e ripiegamento che non vuole nascondersi bensì lentamente affiorare in superficie come un gracile fiorellino appena spuntato. E magari trarre spunto da questa immagine per fare una riflessione: in un’ epoca come quella in cui viviamo, infarcita di materialismo e narcisismo, in cui ogni insufficienza, debolezza o fragilità è bandita, comprendere che sono proprio le nostre fragilità che possono metterci in salvo contribuendo a renderci unici ed originali. Buon ascolto.
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