Denominatore (in musica) Diapason Diatonico Diesis

Denominatore ( in musica )

    Il denominatore può indicare l’unità di tempo o l’unità di suddivisione di quel metro, vale a dire la figura scelta per rappresentare la singola pulsazione nella serie dei tempi o in quella delle suddivisioni. L’una o l’altra possibilità è legata al metro da rappresentare:

  • se si tratta di un metro semplice, indica l’unità di tempo,
  • nelle misure composte indica l’unità di suddivisione.

Il numero utilizzato è convenzionalmente legato ad una figura musicale:

  • 1 = semibreve
  • 2 = minima
  • 4 = semiminima
  • 8 = croma
  • 16 = semicroma
  • 32 = biscroma
  • 64 = semibiscroma

Ulteriori informazioni consulta: Frazione del tempo  Battere, Battuta   Durata (Figure musicali)

Diapason

    Il termine diapason in musica ha diversi significati, ma in genere indica uno strumento acustico per produrre  una nota standard sulla quale si accordano gli strumenti musicali.

     Se ne conoscono di vari tipi. Il più antico, e anche il più noto, consiste in una forcella di acciaio che quando è messa in movimento, produce un suono molto puro, privo di frequenze armoniche. Questo suono può essere anche amplificato se la base della forcella è collocata su una superficie che sostituisce la cassa armonica. Ad esempio può essere messo a contatto con la cassa di risonanza in legno di un altro strumento, come un violino o una chitarra.

                                                                           Diapason

    È uno strumento che produce un suono stabilito internazionalmente dal Congresso di Londra nel maggio 1939, e fissato in 440 Hertz alla temperatura di 20 gradi Celsius. Questo suono corrisponde alla nota La.

     L’abbiamo riprodotta qui sotto sul pentagramma e indicata sulla tastiera del pianoforte 

 

     Un esempio di suono puro è quello trasmesso da un diapason quando vibra.

    Il diapason è un barra di acciaio piegata a forma di U. Quando viene colpito in uno dei due rami, il diapason comincia a vibrare emettendo un’onda sonora sinusoidale ( suono puro )

 

    È prezioso nell’accordatura degli strumenti. Infatti la legge 3 maggio 1989, n.170 nel suo Art.1 stabilisce: “Il suono di riferimento per l’intonazione di base degli strumenti musicali è la nota  LA3 , la cui altezza deve corrispondere alla frequenza di 440 Hertz (Hz), misurata alla temperatura ambiente di 20 gradi centigradi. Nell’Art.3 prosegue così: Per ottemperare a quanto disposto dagli articoli 1 e 2, è fatto obbligo di utilizzare per l’intonazione strumenti di riferimento pratico (diapason a forchetta, regoli metallici, piastre, generatori elettronici, eccetera) tarati alla frequenza di 440 Hertz e dotati di relativo marchio di garanzia, indicante la frequenza prescritta. È ammessa la tolleranza, in più o in meno, non superiore a 0,5 Hertz“.  
     

    Diapason viene usato anche per studiare fenomeni di risonanza.

    La risonanza acustica è un fenomeno fisico che si verifica con la propagazione delle onde sonore. Se la frequenza delle onde sonore è uguale alla frequenza di risonanza di un oggetto, quest’ultimo comincia a vibrare sempre più. L’ampiezza di una vibrazione aumenta se si aggiunge una forza con la medesima frequenza.

   Un esempio pratico di risonanza

     Su un tavolo poggio due diapason a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro. Colpisco il primo diapason con una barretta metallica per farlo vibrare. Le onde sonore si propagano in tutte le direzioni e investono l’altro diapason, a poca distanza.

 

     Anche il secondo diapason comincia a vibrare, pur non avendolo colpito, perché le onde sonore si propagano con una frequenza uguale a quella di risonanza. Se fermo la vibrazione del primo diapason con una mano, continuo comunque a sentire il suono emesso dal secondo diapason. È la risonanza acustica Le onde sonore generate dalla risonanza del secondo diapason si sommano con quelle del primo diapason, formando un’onda sonora con maggiore ampiezza ossia più forte. Pertanto, grazie alla risonanza si ottiene un suono amplificato.

     Il principio della risonanza acustica è alla base di molti strumenti musicali.  Esempio. La cassa armonica della chitarra amplifica i suono delle corde rendendoli più forti.

Ulteriori informazioni consulta: Accordiamo la chitarra ? 

 

Diatonico

    Diatonico –  l’intervallo che passa fra due suoni consecutivi di nome diverso, come per esempio Do e Re♭. I suoni variano di nome ogni volta che varia la loro altezza.

 

Ulteriori informazioni consulta – Appunti di teoria ed armonia musicale,Cromatico, Scale, Tono, Alterazioni .

Diesis

 

     Nella notazione musicale, il diesis costituisce un‘alterazione, in senso crescente, dell’intonazione della nota cui si riferisce. In altre parole, il simbolo diesis ♯ accanto a una nota la rende aumentata di un semitono (il simbolo bemolle ♭, la rende diminuita di un semitono).

 

     Va considerato che in musica i suoni sono 12 ma i nomi delle note sono 7. Sul pianoforte, nell‘intervallo di ottava (la distanza che troviamo, ad esempio, da un Do al Do superiore) sono presenti 12 tasti, poiché nel sistema temperato l’ottava è suddivisa in 12 semitoni. Ciò che chiamiamo semitono è dunque la distanza tra due tasti consecutivi, ad esempio in un pianoforte; in altre parole è la distanza tra due suoni consecutivi nel sistema temperato. I nomi di nota sono 7 (do re mi fa sol la si), dunque 5 suoni rimangono senza nome; ad esempio il suono che si trova in mezzo tra il Do e il Re (sul pianoforte è un tasto nero).

  • È importante non associare il diesis al “tasto nero” del pianoforte. Infatti il diesis indica un avanzamento di un tasto, quindi il Mi diesis (avanzando di un semitono rispetto al Mi) indica un tasto bianco, cioè quel tasto che chiamiamo Fa.
  • I diesis possono ricorrere in vari momenti dello spartito e sono fissi (in chiave) o temporanei. Quando sono fissi sono scritti all’inizio del brano, accanto alla chiave musicale, per indicare la tonalità di riferimento. Di conseguenza non occorre che i diesis vengano riscritti via via nel corso dello spartito. Se ad esempio, in chiave, troviamo Fa diesis e Do diesis, allora ogni Fa o ogni Do che troveremo scritto nello spartito andrà letto come se avesse accanto il simbolo diesis. Nel caso che il compositore voglia scrivere e farci suonare un Fa naturale (tasto bianco), dovrà specificarlo con l’apposito simbolo (bequadro), che rimuove l’alterazione.
  • Ogni diesis aggiuntivo che non sia presente in chiave, è temporaneo, quindi vale solo per la battuta in cui è posto, solo per quella nota e per tutte quelle della stessa altezza che si trovassero dopo di lei ma e prima della fine della battuta. Un Sol diesis temporaneo vale solo per il Sol di quel rigo, e non per altri Sol più gravi o più acuti eventualmente presenti in quella battuta. In casi ambigui (cambio continuo tra diesis e naturale, cambio di tonalità, armonie complesse) il diesis può essere indicato tra parentesi, soprattutto per favorire la lettura a prima vista del musicista e risolvere ambiguità. Si tratta, in questo caso, di alterazione di cortesia.
  • Il numero dei diesis in chiave determina la tonalità del brano: da “nessuna alterazione” (Do maggiore) a “sette” (Do diesis maggiore).  

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