Giro armonico Glissando Gradi
Giro armonico
Il giro armonico è una successione di accordi che si ripetono nello stesso ordine per tutta la durata del brano all’interno di una specifica tonalità.
Il giro armonico prende spesso il nome dal primo degli accordi sul quale è costruito: per esempio, il giro di DO è costruito sugli accordi di DO maggiore, LA minore, FA maggiore e SOL maggiore, mentre il giro di RE è costruito sugli accordi di Re maggiore, SI minore, SOL maggiore e LA maggiore.
Tale successione si ottiene seguendo determinate regole teoriche. Oltre ad avere una finalità didattica, il giro armonico viene spesso impiegato come base per l’improvvisazione e costituisce la struttura armonica di base di tanti brani, in particolare nella musica leggera.
Il giro armonico si ottiene, all’interno di una determinata tonalità, prendendo quattro accordi costruiti su altrettanti gradi della scala maggiore. A tal proposito consideriamo l‘armonizzazione della scala maggiore di seguito riportata:
Il giro armonico prevede l’utilizzo dei quattro accordi che si trovano sul 1°, 2°, 5° e 6° grado della scala maggiore. Tali accordi, però, si suona nella seguente successione: I -VI -II -V, o nella variante: I -VI -IV -V. Quindi nel caso della tonalità di DO maggiore: DO, LA min, RE min, SOL; oppure DO, LA min, FA, SOL ( in Italia viene comunemente definito “giro di DO” o anche “giro del barbiere” con riferimento a il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini).
Giro di Do
Una caratteristica dei giri armonici è che l’accordo del 5° grado si suona come settima.
Di seguito la tabella con tutti i giri armonici in tutte le tonalità:
Tuttavia i giri armonici principali sono già stati costruiti da altri prima di noi ed è bene conoscerli perché si trovano ovunque (ma soprattutto nella musica leggera e pop).
Esempi:
Giro di Do:
Sulla chitarra:
Giro di Sol:
Sulla tastiera:
Sulla chitarra:
Giro di Fa:
Sulla tastiera:
Sulla chitarra:
Giro di Blues:
Sulla tastiera:
Sulla chitarra:
Glissando
Il glissando (dal francese glisser, scivolare) consiste in una rapidissima successione ascendente o discendente di suoni congiunti diatonici o cromatici (secondo le possibilità tecniche dello strumento). In genere il glissando si utilizza come collegamento melodico fra due note figurate (o reali) disposte normalmente a grande distanza l’una dall’altra. Lo si indica con una linea a zig-zag (segnata dall’una all’altra nota), accompagnata dall’indicazione ” glissando” (abbreviato: ” gliss.“) o “strisciando“. Può essere segnato anche per esteso:
Il tempo necessario alla propria durata lo toglie in genere alla nota reale che lo precede; ma può distribuire, specie se indicato per esteso, anche d’un valore già computatogli nella costruzione della battuta. Sul pianoforte si ottiene scivolando col pollice (ripiegato sui tasti bianchi), se discendente, e con l’indice o col medio, se ascendente. Sul violino: scivolando col dito sulla corda e saltellando con l’arco. Il glissando applicato all’arpa, indica l’esecuzione di un velocissimo passaggio di scala che si ottiene facendo scorrere velocemente le mani avanti e indietro sulle corde.
Il glissè può essere anche doppio, a seconda delle possibilità che offre lo strumento.
Ulteriori informazioni consulta: Gli abbellimenti musicali (parte 2).
Gradi
Le scale consistono ciascuna di otto suoni (7+1) e differiscono fra loro per i diversi relazioni di distanza dei loro “gradi” – nome particolare dei suoni considerati in funzione del posto che ognuno di essi impiega nell’ordine della scala o tonalità.
I gradi sono indicati con un numero romano progressivo da I a VII. Ogni grado della scala ha un nome proprio. È indispensabile conoscere la denominazione dei gradi della scala per avere un quadro dettagliato del rapporto, che ogni grado ha rispetto alla tonica che è il primo di ogni scala e quindi il suono più importante nell’ambito della tonalità.
Schema con le denominazione dei vari suoni della scala:
il 1° suono si chiama tonica |
il 2° suono si chiama sopratonica |
il 3° suono si chiama mediante, caratteristica o modale |
il 4° suono si chiama sottodominante |
il 5° suono si chiama dominante |
il 6° suono si chiama sopradominante |
il 7° suono si chiama sensibile |
l’8° suono è la ripetizione del primo in zona più acuta e si chiama sempre tonica |
Ogni suono della scala ha una funzione specifica. Quello più importante è il primo, che si chiama tonica è la prima nota della scala. La tonica è la nota che da stabilità al brano musicale, quello che attira a sé le altre note e con le quale viene naturale concludere il brano stesso.
Tonica
La tonica è il grado fondamentale che rappresenta il punto di partenza ogni scala e dal quale la scala prende il nome. Ha un carattere di riposo e di conclusione ben definito.
Dominante
Il suono più importante dopo la tonica è la dominante, che è la quinta nota di una scala musicale. Mentre la tonica è la nota della stabilità, la dominante è la nota più dinamica della scala, quella che da movimento e tensione al brano.
Tonica e dominante rappresentano quindi i due “poli” di attrazione del discorso musicale, esse sono cioè le note verso le quali “tendono” le altre note della scala. Queste ultime appartengono all’uno o all’altro di questi poli e cioè saranno note più o meno stabili oppure più o meno dinamiche.
Sopratonica
La sopratonica è un grado secondario. Nei due modi della scala la sua posizione non varia rispetto alla tonica.
Sottodominante
Il sottodominante è Il grado invariabile nei due modi della scala.
Sopradominante
Il sopradominante è il grado secondario, subisce delle alterazioni a seconda della specie di scala cui appartiene.
Sensibile
La settima nota della scala è sensibile appartiene al “polo” dominante essa è una nota particolarmente instabile e particolarmente attratta dalla nota più forte del polo opposto, cioè dalla tonica. Alla fine di un brano la sensibile posta appena prima della tonica, ne accentua il senso di conclusione.
Mediante
La terza nota della scala detta mediante, appartiene invece al “polo” della tonica. È dunque una nota di stabilità, che sarà perciò attratta dalle note di movimento. Questo grado stabilisce inequivocabilmente la modalità della scala. Nelle scale maggiori il terzo grado dista dalla tonica due toni, in quelle minori un tono e mezzo.
Semplificando possiamo dire che un rato musicale si sviluppa secondo un alternarsi di momenti di riposo e momenti dinamici più o meno forti, fino al riposo conclusivo.
Qualsiasi nota può diventare tonica e dare origine a una scala. È la tonica, dunque, che determina:
- quali dovranno essere le alterazioni tali da garantire, nella scala,
- la corretta successione di toni e semitoni.
Ulteriori informazioni ➡️ Appunti di armonia 2, e pagina Dominante, …