Nota Notturno Notazione musicale

Nota

 

   Una nota, nella notazione musicale, è un simbolo grafico usato per descrivere un suono. Nella musica moderna occidentale, le note sono scritte sul pentagramma in maniera da mostrare contemporaneamente laltezza e la durata del suono. Entrambe possono essere rappresentate da un unico segno o possono richiedere segni supplementari: le alterazioni, che cambiano l’altezza, i punti e le legature di valore, che incidono invece sulla durata.

Le note musicali della scala diatonica sono sette. Nell’altezza dei suoni le note prendono i seguenti nomi in ordiche crescente :

do · re · mi · fa · sol · la · si

Le note equivalenti a suoni che hanno frequenza uguale a una potenza intera (positiva o negativa) di due riguardo alle altre sono simili: l’intervallo indicato da queste note è detto ottava. Per questo motivo sono in genere chiamate con lo stesso nome. Tuttavia, per identificare una nota in maniera univoca si deve specificare anche l’ottava di appartenenza.

 

note musicali

 

Se teniamo presente la scala cromatica, ci sono altri suoni che si ottengono abbassando o alzando di un semitono le sette note diatoniche tramite bemolle (♭) e diesis (♯).

Nome prima seconda terza quarta quinta sesta settima
Naturali do re mi fa sol la si
Diesis do♯ re♯ fa♯ sol♯ la♯
Bemolle re♭ mi♭ sol♭ la♭ si♭
Anglosassoni C D E F G A B
Diesis (testo) Cis Dis Fis Gis Ais
Bemolle (testo) Des Es Ges As Bes
Tedesche C D E F G A B H

 

La notazione letterale

 

Una volta si usava una notazione di origine greca che usava le lettere dell’alfabeto. Tale notazione è ancora in uso nei paesi di lingua inglese.

La notazione alfabetica medievale è rimasta in uso nei paesi anglosassoni e per questo oggi è molto diffusa a livello internazionale. Il sistema è semplice da ricordare. Basta pensare che il nome delle note è costituito dalle lettere dell’alfabeto e che si inizia a contare dalla nota La invece che dal Do. Il La è la nota sulla quale è basato il sistema temperato. La sua frequenza è infatti fissata a 440 hertz e gli altri suoni sono intonati di conseguenza. C’è dunque una buona ragione per partire dalla nota La, sebbene sia altrettanto ragionevole iniziare a contare e chiamare le note partendo dalla nota Do, in quanto Do è la prima nota della scala naturale maggiore.

                             Scala di Do maggiore ascendente in notazione letterale

 

La notazione letterale è ancora adesso in uso anche nei paesi di lingua germanica e di Europa Centrale (p. es. in Repubblica Ceca); nei paesi di lingua tedesca la lettera B indica solo il si bemolle, mentre H viene usata per il si naturale: in origine si usava solo la lettera B (minuscola: b)

Suoni omofoni (enarmonici)

I suoni omofoni (enarmonici) sono suoni che grazie alle alterazioni, possono essere espressi da note di differente nome, anche restando gli stessi. Un suono di DO, infatti, può essere presentato graficamente con un SI#. Chi lo leggerà generà sul suo strumento lo stesso suono (es. sul pianoforte premerà il medesimo tasto sia per il DO che per il SI#)).

Ogni suono, ad eccezione del sol♯ perché si trova al centro del tritono (fa e si), può essere chiamato e segnato in tre modi.

 

 

 

Omofono Omofono Nota principale Omofono Omofono
Si♯ Do Re𝄫
Si 𝄪 Do♯ Re♭
Do 𝄪 Re Mi𝄫
Re♯ Mi♭ Fa𝄫
Re 𝄪 Mi Fa♭
Mi♯ Fa Sol𝄫
Mi 𝄪 Fa♯ Sol♭
Fa 𝄪 Sol La𝄫
Sol♯ La♭
Sol 𝄪 La Si𝄫
La♯ Si♭ Do𝄫
La 𝄪 Si Do♭

Nota e frequenza 

 

 

   Lintervallo di otto note da Do a Do è chiamato ottava. (Un intervallo è la distanza in ordine d’altezza, che passa tra due note: per modo che un intervallo di cinque note è una quinta, di quattro note una quarta e cosi via. Si contano entrambe le note di partenza e di arrivo). La relazione fra le frequenze dei due Do è 1: 2. Per questo se la frequenza del Do prescelto è 256 (come è di fatto il Do centrale del pianoforte), la frequenza del Do subito superiore sarà 512, e quella del Do immediatamente inferiore 128.

  Suonando nello stesso tempo due Do a distanza di ottava sul pianoforte, si percepisce una speciale e particolare relazione fra loro. Essi cioè generano gli “stessi” suoni, ma ad altezze diverse e la relazione matematica delle loro frequenze ne spiega la ragione. Con lo stesso concetto, possiamo ottenere una ottava partendo da ogni nota; di fatto le note Re-Re, Mi-Mi, ecc., sono nel medesimo rapporto di Do-Do. 

   La maggior parte delle tastiere di pianoforti sono divise in sette ottave, cominciando dalla più bassa. Le abbreviazioni correnti (adeguati l’esatta posizione, ad esempio, dei vari Do), sono: Do,  Do1, Do2, Do(Do centrale del pianoforte), Do4, Do5, Do6, Do7.

 

 

   Una tastiera del pianoforte parte da La-1, cioè dalla nota La che, per convenzione, appartiene all’ottava “-1”, così detta in quanto  la nota Do-1, avrebbe un numero di vibrazioni pari a 16, e produrrebbe quindi un suono ai limiti della udibilità, poco adatto alla musica in quanto poco piacevole. Procedendo gradualmente da Do (Do0) alle successive ottave i suoni sono sempre più acuti.

  Osservando l’intera tastiera del pianoforte, noteremo che essa contiene sette ottave, che comprendono l’estensione da La-1 a Do7.

 Per ragioni storiche si è stabilizzato l’utilizzo di dodici note per ottava, specialmente nella musica occidentale. Queste note a frequenza fissa sono in relazione matematica fra loro e sono calcolate a partire da una nota basilare La cui frequenza è fissata per convenzione. Recentemente si è stabilito che il La4 (A4), rappresentata in chiave di violino nel secondo spazio del pentagramma, corrisponda a una frequenza acustica di 440 Hz.

Ogni nota è separata dal La4 da un numero intero di semitoni. E ogni 12 semitoni, quindi ogni ottava, si ha raddoppio di frequenza. Si tratta dunque di una progressione geometrica di ragione , quindi la frequenza di una nota che dista semitoni dalla basilare è data dalla formula:  

 

Per esempio, troviamo la frequenza del do immediatamente sopra il la4 (do5). Per ottenere il do5 si devono aggiungere tre semitoni: la → la♯ → si → do

.Frequenza rispetto alla posizione sul pentagramma. Ogni nota ha una frequenza        volte maggiore della precedente.

 

 

Le note sul pentagramma

 

Le note scritte sul pentagramma sono dette anche figure musicali e possono distinguersi in figure di suono (le cosiddette note) e in figure di silenzio (le pause).

Le figure musicali sono segni che indicano il valore (la durata) di ogni nota. Questi segni vengono posti sul pentagramma per indicare l’altezza esatta del suono (la nota musicale) da eseguire.

Le figure musicali sono formate da tre elementi:

  • La testa della nota. Le parti di una nota: 1. La coda 2. Il corpo 3. La testa.
  • Il gambo.
  • Le code, o cediglie.

Le parti di una nota: 1. La coda 2. Il corpo 3. La testa.

 

 

 

 

La testa della nota è costituita da un cerchietto vuoto o pieno (bianco o nero) che, posizionato sul pentagramma indica l’altezza del suono (nota musicale). A volte al cerchietto si aggiunge una linea chiamata gambo. Al gambo possono essere aggiunte una o più code, dette cediglie. La posizione della testa delle note sul pentagramma determina la loro altezza e il loro nome.

La durata delle note viene invece rappresentata:

  • Dal diverso colore della testa (bianco o nero)
  • Dalla presenza o meno del gambo
  • Dal numero delle cediglie

Le figure musicali si misurano con multipli o sottomultipli di un valore di riferimento, cioè raddoppiati, quadruplicati, o dimezzati più volte rispetto all’unità di misura. Questo valore di riferimento, che comunemente corrisponde ad una pulsazione, viene chiamato quarto (semiminima)Le note possono avere valori superiori o inferiori al quarto (semiminima). 

I multipli del quarto saranno:

2/4 o 1/2 (2/4 = 1/2/): contiene due volte il quarto (1/4×2);

4/4 o “intero” (4/4 = 1/1) o 2/2 (4/4 = 2/2): contiene quattro volte il quarto (1/4×4)

I sottomultipli saranno:

1/8 è contenuto due volte nel quarto (1/4:2);

1/16 è compreso quattro volte nel quarto (1/4:4);

1/32 è contenuto otto volte nel quarto (1/4:8);

1/64 è compreso sedici volte nel quarto (1/4:16).

Nella scrittura musicale le note con valori di durata da 1 a 4/4 si scrivono in modo diverso e hanno anche nomi diversi.

 

Note con valori inferiori al quarto, cioè sottomultipli, si rappresentano:

 

La biscroma o trentaduesimo è una nota musicale eseguita con la durata pari a un trentaduesimo del valore dell’intero (con la pausa corrispondente). È rappresentata da un cerchio (o ovale) pieno con un gambo verticale sul lato destro se rivolta in alto, sul lato sinistro se rivolta in basso e tre virgole (una linea ondulata).

 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 200px-Fusas.png

 

La semibiscroma o sessantaquattresimo è una nota musicale eseguita con la durata pari a un sessantaquattresimo del valore dell’intero. È rappresentata da un cerchio (o ovale) pieno con un gambo verticale sul lato destro (se rivolta in alto) o sul lato sinistro (se rivolta in basso) e quattro codette. Un simbolo simile è utilizzato per la pausa di croma della durata di 1/64 di semibreve.

 

 

Una ulteriore suddivisione, in teoria, è possibile, ma l’uso musicale della frazione 1/128 è così eccezionale che si tratta solo di una curiosità. La fusa (o fusilla, quintina o centoventottesimo) è una nota musicale eseguita con la durata pari a un centoventottesimo del valore dell’intero. Essa è rappresentata da un cerchio pieno, con un gambo verticale sul lato destro se è rivolta in alto, e sul lato sinistro invece se è rivolta in basso. Attaccate al gambo sono presenti cinque cedette.

 

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     Quando la nota possiede un gambo, questo può essere posizionato a destra e salire dalla testa della nota, oppure essere posizionato a sinistra e scendere dalla testa della nota, eccetto il caso della lunga e della massima. Nella maggioranza dei casi, per una questione di compattezza e facilità di lettura, il gambo si pone a destra se la nota si trova più in basso del rigo centrale, oppure a sinistra se si trova più in alto. Il loro valore, comunque, non cambia.

      Quando due o più note che posseggono delle code si trovano in successione, vengono collegate tra loro da tante linee  diritte quante sono le code.

Ad esempio, due crome, quattro semicrome, oppure una croma e una biscroma, e una successione di croma, semicroma, biscroma e semibiscroma:

 

Figure musicali delle note – Suddivisioni – Durata

 

Nello schema la misura di 4/4, indicata dopo il segno di chiave, determina la somma di valori da inserire in ciascuna battuta. In questo caso, ogni battuta è riempita con note dello stesso valore, alle quali corrisponde la rispettiva pausa. La frazione 4/4 indica quattro pulsazioni della durata di 1/4 ciascuna, ma tale valore complessivo si ottiene in musica utilizzando qualsivoglia fra i valori di durata delle note e delle pause:

 

Notturno

 

  Il notturno è un brano scritto in forma libera, tipico dell’epoca romantica. È composto da un unico movimento e solitamente è destinato al pianoforte solista. Ha un tempo lento e moderato e un carattere dolce e sognante, raccolto e malinconico, che evoca le atmosfere della notte. 

Nei secoli XVIII-XIX il tema del notturno coinvolge anche la musica, e il notturno si afferma anche come genere musicale. Inizialmente col termine di musica notturna si designano semplicemente delle composizioni destinate a essere eseguite di notte e di prima mattina, senza nessuna allusione a particolari caratteristiche formali che contraddistinguano questi brani.

Nell’ambito della music a descrittiva Settecentesca va citato il Concerto per flauto, archi e basso continuo RV 439 di Antonio Vivaldi (contenuto nell Op.X, pubblicata ad Amsterdam nel 1729), intitolato appunto La Notte.

Fu Mozart il primo a usare il termine Nachtstücke (Brani notturni) ed è celebre la sua Kleine Nachtmusik (Piccola musica notturna) per quintetto d’archi (K 525, del 1787).

Con il Romanticismo il titolo di notturno identifica una composizione particolare, generalmente di ritmo sostenuto e dalla melodia piana e cantabile, che si prefigge di evocare un’atmosfera rarefatta e sognante. Lo svilupparsi del notturno come genere musicale procede di pari passo con l’affermarsi della musica a programma, capace cioè di evocare atmosfere particolari o addirittura di descrivere in modo appropriato situazioni o avvenimenti.

Il primo grande compositore di notturni e inventore del notturno per pianoforte fu pianista irlandese John Field (1782-1837), autore di 16 o 17 notturni, vissuto fra Settecento e Ottocento, nonché allievo di Clementi. Il conto esatto è difficile, perché spesso l’autore ci ha lasciato di una medesima composizione più versioni, tanto diverse fra loro da poter essere considerate ciascuna come un brano autonomo: in realtà il Field diede il titolo di Notturno solamente a dodici di queste composizioni, mentre le altre sono qualificate come Romances o in altro modo. Egli si può considerare il padre dei notturni: composizioni per pianoforte di carattere cantabile, con melodie ispirate al belcanto italiano e di andamento tranquillo. Esse sono per lo più opere in un’unica sezione monotematica, in forma di una monodia accompagnata.

Il più famoso compositore di questa forma musicale è Fryderyk Chopin (1810 – 1848), che ne scrive ventuno. In queste brevi composizioni egli riesce a ricreare con il pianoforte la leggerezza e la delicatezza del canto di un soprano. Il riferimento al canto è essenziale per comprendere le opere per pianoforte di Chopin, in cui il compositore è capace di esprimere tutte le sfumature dall’anima, proprio come il canto della voce umana.

 

Notturno op. 9n. 2

 

 

 

 

 

Il Notturno op.9 n. 2 è una composizione fra le più celebri della storia della musica. Esso è caratterizzato da un accompagnamento sempre uguale, morbido e discreto (affidato alla mano sinistra che esegue le note più gravi), e da un canto molto delicato (affidato alla mano destra che esegue le note più acute).

 

 

 

 

Ascoltando l’intero brano ci accorgiamo che Chopin ritorna a spesso sulla stessa melodia, ma la rende ogni volta più preziosa e interessante con una serie di abbellimenti tipici della sua scrittura per pianoforte.

Ecco infatti come si presenta la melodia quando compare per l’ultima volta (sono evidenziate le note uguali alla versione iniziale; tenete conto però che non tutte le note della versione iniziale sono presenti): 

 

 

Il brano procede su un percorso lineare fin quasi alla fine poi improvvisamente la linea melodica si impenna, diventa più energica e drammatica. È il punto in cui il brano tocca il vernice dell’emozione, poi, attraverso una serie di trilli velocissimi, torna alla calma e alla delicatezza dell’inizio, concludendosi in morbidi accordi.

 

 

Notazione musicale

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