Ognuno è libero di seguire il proprio cuore, e tu non smettere mai di seguire il tuo. Quel piccolo organo ti renderà sempre felice e non ti deluderà mai.
Dal film Braveheart
Era una sera di tanti anni fa, avevo circa una ventina d’anni e per la prima volta nella mia vita, senza che niente lasciasse presagire nulla di simile lungo il cammino della mia strada, mi trovai all’improvviso davanti ad un grande bivio, che mi imponeva di fare una scelta, di prendere una decisione più grande di me.
Ho un ricordo molto nitido di quell’ episodio quasi come fosse successo da poco; Era una sera tranquilla come tante, ad un tratto suona il citofono, era mio padre, mi chiese di raggiungerlo, aveva una grande notizia da comunicarmi (i miei erano divorziati e mio padre quando veniva a trovarci era solito avvertirci prima) e già il fatto che fosse venuto senza preavviso mostrava qualcosa di insolito, ed insolito fu anche come io sin da subito iniziai ad avere il presentimento, la forte sensazione, il netto presagio di un qualcosa che per me non sarebbe stato affatto piacevole; ad ogni modo interruppi ciò che stavo facendo, presi il giubbino e mi precipitai giù per le scale rapidamente quasi per abbreviare il più possibile quei tremendi attimi di ansia che mi separavano dalla comunicazione di quella che ormai sentivo con sempre più forza essere un qualcosa di angoscioso e di non gradevole per me.
Entro in macchina di mio padre che mi confida finalmente la “grande notizia”: era pronto per me un “posto in banca” riservato ai figli di bancari che stavano per essere prepensionati.
Un lavoro in banca, ancor oggi, ma trent’anni fa ancora di più, voleva dire “sistemarsi” tutta la vita, era un qualcosa di molto ambito, il sogno per molti … ma non per me!
Quella che sarebbe potuta essere una grande notizia per chiunque altro per me fu invece l’esatto opposto.
Per la mia fragile emotività dell’epoca significò essere travolto da un turbinio di emozioni a cui non ero preparato.
Una serie di immagini si formarono rapidamente e in modo incontrollato nella mia mente e mi si gettarono davanti agli occhi con una tal forza come in una pellicola di un film proiettata a velocità accelerata, mostrandomi una serie convulsa e frenetica di immagini, immagini che rappresentavano tutti i miei sogni, la musica, la composizione, lo studio della musica, ed ognuna di esse aveva una tale chiarezza, una tale luminosità una tale verità quasi come dei soggetti in primo piano di un quadro, messi talmente bene in evidenza da sembrare quasi che balzassero fuori dalla cornice come a voler mostrare tutta la loro magnificenza, la loro nobiltà ma al contempo la loro evanescenza. Ma la sensazione più forte – intrisa al contempo di una tale tristezza da soffocarti il cuore – fu quella di vedere la musica allontanarsi per sempre e con essa tutti i miei sogni svanire con lei.
L’incoscienza dei vent’anni, un po’ di coraggio ed una buona dose di follia mi guidarono , quasi spintonandomi, sulla strada del cuore. Rifiutai la proposta fattami da mio padre la sera stessa che me la comunicò e accolsi con un senso di liberazione l’aver posto subito fine a quello che per me poteva prospettarsi come l’inizio di un incubo e fui altresì orgoglioso di essere riuscito a resistere alle argomentazioni del mio genitore tendenti a mostrarmi (a fin di bene) la stoltezza della mia decisione facendo leva su ragionamenti circa l’insicurezza economica a cui mi esponevo rinunziando dall’altro lato ad un tenore di vita ben più agiato e confortante.
Presi quindi la decisione di occuparmi d’ora in avanti solo di musica. Ascoltai il mio cuore!
Non conto più i momenti in cui non abbia benedetto questa scelta nel corso della mia vita ringraziando il Signore per avermi portato su questa strada e per darmi ancora oggi la possibilità dì percorrerla.
L’incertezza e l’insicurezza insite nel lavoro di musicista ci sono e so che mi faranno buona compagnia per il resto del mio cammino, soprattutto quando si intravedono all’orizzonte nuove sfide che mi ripropongono nuovamente il grattacapo, se dar retta al cuore o alla ragione.
Ps: i miei genitori passarono le settimane successive interrogandosi sull’effettiva stabilità delle mie facoltà mentali e chiedendosi se non fosse il caso di farmi vedere da un bravo psichiatra …