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Semplici consigli per studiare con effetto:
• Riconosci quante ore di studio giornaliero sono ottimali (godendoti il resto della giornata
libera senza sensi di colpa).
• Analizza la differenza tra studio produttivo ed improduttivo (usufruendo il tuo prezioso
tempo sempre meglio).
• Utilizza una strategia per organizzare il tempo (evitando cioè che prime 10 battute suoni
meglio rispetto al resto del brano).
• Velocizza il tuo processo di comprensione, grazie a due schemi di studio.
Due schemi di studio
1. Studio meccanico – inconsapevole – facile, ma costoso.
Studiare senza cervello porta con sé alcuni problemi:
• È una perdita di tempo. Si impara molto poco studiando in questo modo. Un brano viene
ripetuto più e più volte, per giorni e settimane non accorgendo grandi progressi. Con
questo tipo di studio s rafforza cattive abitudini molto difficili da eliminare e correggere in
futuro.
• Distrugge la fiducia in se stessi. Quando si studia inconsapevole, non si assimila la
affilatissima unione di componenti che serve per suonare nel modo aspettato. Non si riesce
a capire perché a volte un passaggio si suona alla grande, a volte non bene. La fiducia sul
palcoscenico si costruisce sul conoscere di essere in grado di eseguire un passaggio 5 volte
su 5, con la consapevolezza che non sia solo frutto di una buona giornata, ma che in realtà
lo può eseguire ogni volta, perché si comprende proprio ciò che deve accadere da un punto
di vista tecnico per eseguirlo bene alla prima.
• È monotono. Studiare senza ragionare diventa abitudine, consuetudine. Questo è il motivo
per cui si comprende come un lavoro.
2. Studio consapevole – specifica i problemi, è posizionato sulle possibili soluzioni.
Inversamente alla regola tentativo/errore, è un processo attivo e ragionevole di
sperimentazione con concetto ed obiettivi specifici. Si tratta di prendersi il tempo per
sospendere, esaminare cosa è andato male, vedendo poi il sistema di correggere l’errore in
modo definitivo.
Migliorare lo studio
- Sembra banale, ma scegliendo il momento giusto della giornata si può migliorare lo studio in misura notevole. Abbiamo tutti alcuni aumenti e abbassamenti di energia durante il giorno. Alcuni hanno molta energia al mattino, altri invece dicono che la loro energia migliori con il sviluppo della giornata, ma poi hanno un calo fra le 3 e le 5 del pomeriggio. Studiare nelle ore di bassa energia dà pochi risultati, fa perdere un fiume di tempo, sviluppa cattive abitudini che richiederanno ancora maggior energia per essere corrette. Al contrario, si può imparare molto più efficiente e fare progressi maggiori studiando nei momenti in cui mente e corpo sono spontaneamente più impegnati e concentrati.
- Per molti, la parte più difficile dello studio è incominciare. Ma invece che cercare di ingrandire la propria forza di volontà, e sforzarsi di studiare, tenta di trovare il modo di ricreare le cose più facili e diminuire la quantità di forza di volontà necessaria. Per perfezionare lo studio, un piano semplice ma utile è quello di tenere lo strumento a portata di mano, in modo che quando si avverte l’imminente bisogno di studiare o provare un nuovo modo di esaminare una frase, sia possible prendere al volo e cominciare all’istante a suonare, invece di dover aprire la custodia e sprecare 30 secondi. Trenta secondi sembrano pochi, ma il maggiore sforzo indispensabile per avere lo strumento in mano potrebbe essere il piccolo freno che fa la differenza tra studiare e non studiare.
- Il desiderio di sapere può essere un mezzo molto adeguato per motivarti a studiare. Possiamo utilizzare questo concetto per rendere più facile la ripresa dello studio. Una volta che stai arrivando alla fine di una frase di studio, individua un problema o una parte che desideri risolvere e scrivi alcune soluzioni possibili da verificare – senza provarne nessuna! Vai a fare un intervallo, e quando torni sai già da dove riprendere. Vi renderete conto che la suspense fatta da questo compito non completato, riporta più stimolante tornare al lavoro e più semplice entrare nuovamente nella massima produttività.
- Stimolati a fare di più in meno tempo con lo studio breve. Ciò è molto pratico perché si tende a essere molto più produttivi in brevi intervalli di tempo. In genere, vedrai che fasi di studio di massimo 45 minuti sono più efficienti di fasi di un’ora. Appunto, è più facile mantenere un notevole livello di intensità e di concentrazione quando si sa in anticipo che la durata sarà breve.Impostare un cronometro per esempio 15 minuti. specificare un obiettivo che vorresti realizzare – per esempio -trovare un modo più efficace di suonare un determinato segmento. Fai quello che serve per realizzare il tuo obiettivo. Quando passano 15 minuti, scrivi quello che hai imparato.
- Studia il repertorio in più passaggi per essere più produttivo. Non c’è niente di male versare un sacco di tempo in finezze microscopici (perfezionare una singola nota o un frase), a meno che non lo stiamo facendo a diminuzione di altri aspetti rilevanti e cruciali della nostra esecuzione. Evitiamo questa trappola “perfezionista” praticando lo studio a passaggi multipli. Avere cura di dettagli sempre più fini ad ogni passaggio, come una successione di filtri, ognuno più sottile del precedente. Questo ti aiuterà a rispettare la cognizione del tempo evitando di fermarsi sui dettagli minori a diminuzione di quelli più importanti.
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Modello di risoluzione dei problemi
- Chiarire il problema: Come voglio che suoni questa nota/frase?
- Esaminare il problema: Qual è il fonte dell’errore?
- Individuare possibili soluzioni: Cosa posso cambiare per mettermi vicino all’obbiettivo?
- Verifica possibili soluzioni: Quali modifiche vanno meglio?
- Implementare la soluzione migliore: Rendi fisso queste modifiche.
- Verifica: Queste modifiche continuando a darmi gli effetti aspettati? Hanno bisogno di essere perfezionate?
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1.
Mi è capitato più di una volta di ripescare registrazioni di mie composizioni risalenti anche a decine di anni addietro e provare, con grande senso di frustrazione, di essermene completamente dimenticato ogni singola nota e dell’enorme quantità di tempo che ho dovuto spendere per poterle rimettere in sesto. È sicuramente il pegno che devo pagare per la mia pigrizia a trascrivere la musica su pentagramma, ( come quasi sempre mia moglie mi rimprovera ogni qualvolta compongo un nuovo brano), ma il fatto è che componendo molto spesso, anche un brano al giorno, oltre a mancarmi il tempo materiale a scrivere la musica, per diversi brani non ritengo nemmeno utile farlo non essendone completamente soddisfatto; salvo “riscoprirli” , magari dopo diversi anni , con le conseguenze nefaste di totale oblìo di cui ho detto prima.
Oltre a questo, il fatto che nuove composizioni continuano ad arrivare e contemporaneamente a sovraffollare il mio oramai vecchio e logoro hard disk (alias il mio cervello), ha reso improrogabile ed urgente una ricerca sul come rendere più efficiente la memorizzazione dei brani.
Dopo diversi studi ed interessanti letture ho potuto sperimentare la straordinaria efficacia che lo studio mentale può avere non solo ai fini della memorizzazione dei brani ma scoprendo anche inaspettati risvolti come per es. il miglioramento di tutto ciò che concerne la coordinazione motoria.
Innanzitutto vorrei dire che a mio parere questi “esercizi mentali” possono risultare molto soggettivi ed anche non facili da spiegare; ognuno dovrebbe trovare il miglior modo per riuscire ad interiorizzarli per trarne il massimo beneficio.
2.
Chuan C. Chang, tratta in diversi punti del suo libro “i fondamenti dello studio del pianoforte “,l’aspetto del “Suonare Mentalmente”, cioè il processo di immaginare la musica nella propria mente; Chang sostiene che questo processo controlla tutto ciò che facciamo in musica:
- dall’apprendimento alla memorizzazione,
- all’orecchio assoluto,
- alle esecuzioni in pubblico,
- al comporre,
- alla teoria della musica,
- all’interpretazione, eccetera.
Egli asserisce che l’unico modo per memorizzare bene è imparare a Suonare Mentalmente, ci parla della memoria di tastiera, che è quella che ricorda la sequenza dei tasti, dei movimenti delle mani e la musica. Ê come avere un pianoforte mentale e poterlo suonare. Dare avvio alla memoria di tastiera memorizzando prima a mani separate e poi a mani unite. La memoria fotografica è quella che consente di memorizzare l’intero spartito riproducendolo leggendolo mentalmente. La memoria musicale è quella che si basa sulla musica: melodia, ritmo, espressività, emozione, eccetera. Questo tipo di memoria funziona al meglio per il tipo di persona musicale ed artistica, che associa forti sensazioni alla musica. Andrà bene per chi ha l’orecchio assoluto perché si potranno trovare le note sul pianoforte dal ricordo della musica.
3.
Personalmente la memoria di tastiera è quella che uso maggiormente; un brano che ho memorizzato e che riesco a suonarlo a mente riproducendo tutti i movimenti e le note che le dita devono suonare, ho sperimentato che diventa davvero difficile dimenticarlo e le possibilità di sbagliare nota si riducono drasticamente con indubbi vantaggi per l’interpretazione che slegata da questi lacci invisibili, ne trae conseguentemente beneficio.
4.
Ora vorrei spendere qualche parola sui metodi che io uso per memorizzare in minor tempo un brano e quindi suonarlo mentalmente, fermo restando che come ho detto poco sopra sono metodi che ritengo soggettivi;
- Innanzitutto quando studio un nuovo brano inizio da piccoli frammenti, anche di una sola battuta, (dipende poi dalla difficoltà del passaggio) iniziando dapprima a mani separate senza esagerare però cercando quanto prima di unire le mani ed inoltre studiando molto lentamente.
- Quando si studia è come se la nostra mente avesse una videocamera ; registra ogni azione che voglio registrare, più tutto il resto che non intendo trattenere. Mi spiego meglio: se si studia a velocità eccessiva avremo uno stato mentale che potrebbe meglio definirsi come agitazione. Così oltre a praticare correttamente le note, i ritmi, il tempo, l’articolazione, le dinamiche e le diteggiature, praticheremo anche l’agitazione – come se volessimo apprenderla. Quindi la nostra videocamera registrerà anche quella riproponendocela ogni volta.
- Adottare un tempo lento in fase di studio mi consente di arrivare molto prima alla meta; aggiungerei che un tempo può definirsi veramente lento quando si è in grado di controllare coscientemente e con facilita tutti gli elementi musicali.
- I motivi per suonare lentamente potrebbero essere altri ( e ne parleremo in altri articoli). Per ora basta dire che suonare lentamente ho sperimentato essere il modo più efficace e anche più rapido per arrivare a risolvere prima un passaggio difficile, a memorizzarlo ed infine essere in grado di suonarlo mentalmente.
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Le componenti del talento musicale
Le componenti del talento musicale
• orecchio: (ritmico, melodico, armonico):
- comunemente si intende quello melodico (assoluto o relativo);
- ritmico capacità di percepire gli impulsi ritmici (gli accenti sono dovuti alla necessità umana di mettere le cose in ordine; non esistono in natura);
- armonico capacità di distinguere i suoni nella simultaneità; orecchio interno o interiore ha capacità di leggere un brano ed immaginare come fa. È molto legato alla memoria e allo sviluppo dell’orecchio stesso.
• senso ritmico: non è da identificare con l’orecchio ritmico. È un fatto di orecchio ma non solo; l’orecchio non è che il controllore che poi attraverso il cervello manda un impulso correttivo [intelligenza corporeo-cinestetica].• manualità: relativa alle capacità motorie.
• vista: lettura e identificazione del segno (capacità oculo-manuale).
• memoria: visiva, acustica, meccanica, concettuale.
• creatività
• volontà e disciplina
• comunicatività
• versatilità
• sensibilità ed espressione
• ambizione
• capacità di concentrazione, attenzione
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Elementi relativi all’interpretazione
Elementi oggettivi:
- orecchio: (ritmico, melodico, armonico): comunemente si intende quello melodico (assoluto o relativo); ritmico, ovvero capacità di percepire gli impulsi ritmici (gli accenti sono dovuti alla necessità umana di mettere le cose in ordine; non esistono in natura); armonico, ovvero capacità di distinguere i suoni nella simultaneità; orecchio interno o interiore, ovvero capacità di leggere un brano ed immaginare come fa, molto legata alla memoria e allo sviluppo dell’orecchio stesso.
- senso ritmico: non è da identificare con l’orecchio ritmico. È un fatto di orecchio ma non solo; l’orecchio non è che il controllore che poi attraverso il cervello manda un impulso correttivo [intelligenza corporeo-cinestetica].
- manualità: relativa alle capacità motorie.
- vista: lettura e identificazione del segno (capacità oculo-manuale).
- memoria: visiva, acustica, meccanica, concettuale.
- creatività
- volontà e disciplina
- comunicatività
- versatilità
- sensibilità ed espressione
- ambizione
- capacità di concentrazione, attenzione
L’esempio del maestro ci deve essere ma in quantità limitate e relazionate alla sensibilità dell’allievo. L’esagerazione di ciò che non si deve fare porta l’allievo a capire in maniera più immediata. L’esempio pratico produce sicuramente un risultato più immediato.
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https://antoniopisacane.com/metodo-di-studio/
Metodo di studio
– Lettura: guardare il testo prima di dare sfogo alla fretta di suonarlo. La lettura è molto legata alla memoria a brevissimo termine. Analizzare il testo a seconda delle possibilità e delle conoscenze dell’allievo. Metodo Leimer prima di mettere le mani sul pf bisogna immaginarsi il brano; per la memoria bisogna saperlo riscrivere a memoria addirittura prima di suonarlo (può essere molto utile per un adulto, ma difficile per un bambino, per il quale sarebbe magari più adatto cantarlo, saperlo riprodurre con la voce). Il momento migliore per imparare a memoria è il più presto possibile.
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Metodo di studio
Il metodo di studio dipende in prima battuta da quanto è vasta l’esperienza di lettura pianistica di chi suona. Continue Reading…